Benvenuti su LTO Ortodonzia. Laboratorio tecnico ortodontico di Agrigento (Sicilia).

Modulatori ad inserzione verticale nella pratica ortodontica fissa

Modulatori ad inserzione verticale nella pratica ortodontica fissa

INTRODUZIONE

La filosofia ortodontica di William Wilson (Fig. 1) prevede l’applicazione di moduli che consentono di ottenere moltissime funzioni, ma non viene presa in considerazione l’idea di applicare il loro utilizzo e le loro applicazioni in apparecchiature di concezione ibrida, diverse dallo standard di Wilson. In questo articolo tratteremo però prevalentemente dei moduli linguali e palatali, che conferiscono alla tecnica originalità e versatilità.

 

 

Esempio di costruzione di un’apparecchiatura ibrida con il sistema modulare RPE McNamara in “VERTICAL G”

McNamara Tradizionale incollata(Fig 2a e b)

McNamara in “VERTICAL G” disinseribile (Fig. 3a, b e c)

Che cos’è la sistematica modulare?

E’ un sistema ad inserzione verticale che viene utilizzato nella tecnica di Wilson, applicata alle apparecchiature ortodontiche fisse. L’elemento centrale per la costruzione individuale è il modulo, un attacco ortodontico in lega biocompatibile ad inserzione verticale e attivazione tridimensionale. Esso si compone di 2 elementi: la femmina (Fig.5) e il maschio (Fig. 4)

L’elemento femmina è composta da due cannule parallele a sezione quadrangolare con guide di frizione. L’ elemento maschio è formato da 2 pivot paralleli, i due pivot sono di lunghezza differente che consente una inserzione semplificata. Il pivot mesiale è ovviamente più lungo di quello distale. E’ consigliabile eseguire la realizzazione dei moduli in laboratorio per motivi di precisione e di risparmio ergonomico, così facendo l’applicazione in bocca richiederà poco tempo e maggiore efficacia operativa.

Metodi di costruzione

L’inserto linguale 3D deve essere posizionato nella linea mediana della banda (Fig. 6)

Il centro dell’inserto deve corrispondere al centro mesio-distale della banda (Fig. 7)

L’inserto viene posizionato ad 1.5m al di sopra dell’estremità occlusale della banda (Fig. 8)

Nota: se l’inserto linguale è saldato troppo in alto, il tettuccio dell’inserto sovrasterà la superficie occlusale della banda, interferendo con l’occlusione dentale (tra Fig. 6-7-8-9)

Puntatura del modulo

Si colloca il modulo in posizione palatale al braccio laterale, con i “Pivot” sulla linea dei segni precedentemente marcati (Fig. 10-11)

Nota: il “pivot” più lungo va posizionato mesialmente. (Fig. 11-12)

COSTRUZIONE DEL BRACCETTO RITENTIVO PER IL RIALZO “VERTICAL G”

Dopo aver puntato il braccetto ritentivo (Fig. 12), si posiziona il dispositivo sul modello rettificando la posizione dei moduli, sino a parallelizzarli con le cannule (Fig. 13-14)

Saldatura laser del disgiuntore al centro dell’attacco 3D femmina

I bracci posteriori del disgiuntore vengono posizionati al centro dell’attacco femmina e vengono saldati con saldatura laser (Fig. 15). permettendo l’inserimento dei bracci ritentivi (Fig. 16), il tutto viene isolato con cera termica per permettere la costruzione dei rialzi (Fig. 17).

 

Boxaggio e costruzione dei rialzi in resina

Fissaggio e boxaggio degli elementi (Fig. 17), e costruzione dei rialzi in resina con la tecnica sale e pepe (Fig. 18).

La rifinitura dei rialzi “Vertical G” viene effettuata utilizzando una fresa in legno, questo tipo di fresa consente di rifinire l’estremità vicino all’attacco evitando di danneggiarlo (Fig. 19). Controllo occlusale dei rialzi “Vertical G” (Fig. 20).

Rifinitura e lucidatura dei rialzi Vertical G (Fig. 21-22)

Si verifica l’adattabilità del modulo, si sfila con uno strumento di utilità (Fig. 23), si controlla la passività del modulo (Fig. 24) e si reinserisce controllando la giusta posizione del modulo e del rialzo in resina (Fig. 25).

Nota: L’inserimento e la rimozione del dispositivo, durante il controllo periodico del trattamento, possono causare una perdita di frizione nell’attacco, indebolendo la stabilità. Si ripara questo inconveniente facendo convergere lievemente i due pivot al centro, con la pinza di TWEED. (Fig. 26).